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Mafia, preso il boss Domenico Raccuglia Maroni: «È il numero due di Cosa Nostra»


Mafia, preso il boss Domenico Raccuglia 

Maroni: «È il numero due di Cosa Nostra»


Latitante da 15 anni, è considerato uno dei successori di Riina. Grasso: «Successo investigativo importantissimo»


MILANO - È finita la lunga latitanza di Domenico Raccuglia, spietato boss mafioso di Altofonte (Palermo), a tutti gli effetti il numero due di Cosa Nostra dopo l'altro super latitante, Matteo Messina Denaro. Il boss, arrestato dalla polizia a Calatafimi nel Trapanese, figurava nell'elenco dei latitanti più pericolosi. Era ricercato da 15 anni.
HA TENTATO LA FUGA Quarantacinque anni, detto "il veterinario", è stato trovato dagli agenti della sezione catturandi della mobile di Palermo, al termine di un'operazione che il questore Alessandro Marangoni ha definito «chirurgica». Si nascondeva in un appartamento in periferia di Calatafimi. Al momento dell'irruzione era solo: ha tentato di fuggire dal terrazzo, ma è stato bloccato dai poliziotti che avevano circondato l'edificio. Nell'appartamento, che aveva scelto come covo solo da pochi giorni, sono stati sequestrati due pistole, documenti, pizzini, denaro e materiale che gli inquirenti definiscono «molto importante». Prima di tentare la fuga, Raccuglia ha gettato dalla finestra un sacco pieno di documenti, subito recuperato. Intorno alle 22 il capomafia è arrivato nella questura di Palermo accompagnato da una decina di auto della polizia. Gli agenti che hanno partecipato al blitz sono stati accolti dagli applausi dei ragazzi del comitato antiracket Addiopizzo. Dalle finestre della squadra mobile, gli uomini della catturandi, col volto coperto dal passamontagna, hanno fatto il segno della vittoria.
DELFINO DI BRUSCA - Già "delfino" del boss di San Giuseppe Jato - oggi pentito - Giovanni Brusca, "il veterinario" è stato condannato a tre ergastoli (uno per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo), a 20 anni di reclusione per tentato omicidio e ad altre pene per associazione mafiosa. Durante la sua latitanza, nonostante il continuo controllo nei confronti della moglie, Raccuglia è riuscito a diventare padre per la seconda volta. Da tempo era considerato uno degli aspiranti al vertice della mafia palermitana come successore di Totò Riina, essendo il capo incontrastato delle cosche a Partinico, grosso centro fra il capoluogo e Trapani.
MARONI: ERA IL NUMERO DUE - «L'arresto di Raccuglia è uno dei colpi più duri inferti alle organizzazioni mafiose negli ultimi anni perché era di fatto il numero due di Cosa Nostra» ha commentato il ministro dell'interno Roberto Maroni, che ha telefonato al capo della Polizia Antonio Manganelli per congratularsi dell'operazione. A Maroni sono arrivate invece le congratulazioni del presidenti del Senato Schifani e della Camera Fini. «L'arresto del boss Raccuglia - si legge in una nota di Palazzo Madama - rappresenta un evento importantissimo e un'ulteriore vittoria dello Stato sulla criminalità organizzata». Fini parla di «un successo dello Stato e della democrazia che testimonia l'importanza di proseguire con determinazione nella lotta alla mafia e a ogni forma di criminalità organizzata».
GRASSO: SUCCESSO IMPORTANTE - Per il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso si tratta di un «successo investigativo importantissimo». «Ho fatto le mie congratulazioni al ministro Maroni, al questore di Palermo e ai ragazzi della sezione catturandi della mobile - ha detto -. Quando ho sentito il questore era insieme ad alcuni degli agenti della sezione catturandi, ragazzi che conosco bene e con cui ho lavorato quando ero procuratore a Palermo. Ho potuto complimentarmi anche con loro». «Raccuglia - spiega Grasso - è considerato il numero due, per peso criminale, nella lista dei ricercati di Cosa Nostra dopo Matteo Messina Denaro. In questi anni ha esteso il suo dominio da Altofonte fino al confine con la provincia di Trapani, come conferma il fatto che si nascondeva proprio nel Trapanese».
INGROIA: UN CAPO ASSOLUTO - Anche il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia parla di un arresto di straordinaria importanza. «Abbiamo preso uno dei capi assoluti di Cosa Nostra ancora in circolazione in un momento di ascesa all'interno delle gerarchie mafiose - spiega -. È stata un'indagine molto difficile perché Raccuglia si è dimostrato attento e accorto nella gestione della sua latitanza e lo dimostra il fatto che l’arresto è avvenuto fuori dalla sua zona, in un'area più tranquilla». Secondo Ingroia, all'interno di Cosa Nostra «si crea adesso un ulteriore vuoto dove i latitanti di spicco sono sempre meno. Adesso assumono maggiore importanza Nicchi a Palermo e Messina Denaro a Trapani. Raccuglia era l'uomo cuscinetto che controllava i territori fra Palermo città e la provincia di Trapani».

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