Da Corleone a Brooklyn (1979)
Da Corleone a Brooklyn è un film del 1979, diretto da Umberto Lenzi.
È uno dei pochi poliziotteschi ambientati a Palermo. Presenta un lungo inseguimento automobilistico girato al mercato della Vucciria.
Trama
Il commissario Berni, che opera a Palermo, deve incastrare Michele Barresi, un boss della mafia rifugiatosi negli Stati Unitisotto falso nome.
Barresi è in carcere mentre attende il suo processo. La polizia americana entra in contatto col commissario Berni, e chiedendo che quest'ultimo fornisca un testimone per accusare il mafioso e consegnarlo alla giustizia italiana. Berni indaga sul passato di Barresi scoprendo l'esistenza di due testimoni oculari di un omicidio commesso dal capo mafioso stesso: Liana e Salvatore Scalia. Salvatore Scalia è stato recentemente arrestato dalla polizia dopo uno scontro a fuoco con Berni stesso, in seguito ad un omicidio a stampo mafioso per conto di Barresi. Michele Barresi dall'America commissiona l'uccisione della donna, sorella di Salvatore, convinto che il fratello sia morto nello scontro a fuoco con la polizia, a causa di alcune notizie false rilasciate sui giornali. Berni coglie la palla al balzo, e risveglia nell'ultimo testimone rimanente, Salvatore Scalia, uno dei valori più forti degli uomini d'onore: la vendetta. Il mafioso diventa pentito, e accetta di deporre in tribunale contro Barresi. Il commissario e il testimone dovranno faticare molto per raggiungere gli USA integri, essendo vittime di numerosi attacchi da parte degli uomini di Barresi, venuto a conoscenza della perfetta salute del testimone che risultava invece morto. Uno degli agenti di Berni verrà ferito, e non potrà continuare la missione. Verrà invece coinvolta l'ex moglie di Giorgio Berni, Paola, che aiuterà i due a raggiungere l'aeroporto Leonardo Da Vinci in tempo per il volo. Negli USA i problemi non finiscono: Berni e Scalia fanno la conoscenza del tenente Sturges, che troverà un albergo per il pentito e il commissario, e offrirà loro anche una scorta. Il processo Barresi avverrà il giorno dopo, e Sturges intima Berni e Scalia di essere puntuali: il giudice è un tipo molto preciso, e potrebbe persino rinviare a giudizio l'imputato con libertà vigilata, in caso dell'assenza del testimone. La sera stessa Berni si accorge, in seguito ad un'irruzione in camera di un cameriere (che secondo Berni era alla ricerca di qualcosa), che l'uomo di guardia misteriosamente non è più nell'albergo, e così il commissario e il pentito optano di trovare un posto più sicuro: un napoletano emigrante, vecchia conoscenza del commissario, ha una taverna e alcuni posti letto. La mafia americana segue le tracce di Berni e Scalia fino al ristorante, e in seguito ad un'altra sparatoria, alla quale i due sfuggono fortunosamente, Scalia riesce a fuggire dal suo amico-nemico. Il suo intento è chiaro, ed era già stato espresso in italia: uccidere Barresi e vendicare sua sorella, senza passare per la giustizia italiana o americana che sia. Manca poco al processo, e Berni rischia di non riuscire a presenziarvi in tempo, e soprattutto si rischia l'assenza di Scalia. Dopo un inseguimento a piedi Berni riacciuffa Scalia, ma alcuni malviventi, riconoscendo in Berni uno "sbirro mangiaspaghetti" e in Scalia un loro compagno in difficoltà, pesteranno il poliziotto e libereranno ancora una volta scalia, ma la polizia interviene in tempo per evitarne nuovamente la fuga. Berni è accusato di porto d'armi illegale, infatti il suo distintivo non vale nulla negli States, ma dopo vari tentativi, convince il sergente che lo stava portando in questura, a dirottare verso il tribunale. Berni e Scalia arrivano appena in tempo. Scalia viene interrogato, ma una volta domandatogli se conoscesse l'uomo indicatogli (Michele Barresi), egli mente con un secco no, sotto gli occhi increduli di Berni. A Barresi viene concessa la libertà vigilata, e subito dopo il processo si allontana in macchina. Mentre Berni sulle scale del tribunale accusa Scalia di essere un vigliacco, quest'ultimo viene sparato da un tetto di un edificio vicino. L'assassino viene preso, e Berni lo riconosce: è il cameriere dell'hotel che aveva fatto irruzione nella loro camera d'albergo. Il commissario ricorda di aver chiesto a Scalia di controllare che non mancasse niente, e che Scalia aveva aperto rapidamente il suo portafogli, e aveva immediatamente risposto che era tutto in ordine. Berni fruga nel portafogli di Scalia e vi trova una confessione, scritta nel caso, come accaduto, fosse stato ucciso. La polizia americana riacciuffa Barresi, e Berni gli promette di riportarlo in Italia per affidarlo alla giustizia del suo paese. Il boss mafioso lo guarda con tono di sfida negli occhi, e gli chiede se è proprio sicuro di riuscirlo a riportare in italia. Un rapido flashback ripercorre le fasi più difficili della storia: Berni rivede il suo agente ferito, le sparatorie e le scaramucce contro gli uomini di Barresi, sua moglie messa in pericolo. Realizza quale è effettivamente il potere di Barresi, e di come la sua avventura è tutt'altro che finita: riportare Barresi in italia non sarà facile. È con questo finale dubbio che si conclude il film.
Critiche
Il film è stato definito l'incontro-scontro tra Maurizio Merli e Mario Merola, anche se i due si incontrano solo nel finale. Merola qui interpreta un personaggio fuori dagli sterotipi dellasceneggiata.
Curiosità
- È il poliziottesco preferito da Umberto Lenzi.
- Nel ruolo di un poliziotto a Brooklyn, esordisce Luca Barbareschi.
- Tutti gli interni degli uffici di Polizia, sia a Palermo che a New York, sono stati girati in uffici veri, e gli agenti non coinvolti nell'azione, sono veri poliziotti.
- Maurizio Merli venne realmente picchiato nella scena del pestaggio, girata nel Bronx.
- Pur essendo il fittizio Michele Barresi un mafioso palermitano, il personaggio interpretato da Mario Merola in alcune occasioni si esprime in napoletano.
- Sui titoli di testa, per un errore, compare il titolo Corleone a Brooklyn, anziché Da Corleone a Brooklyn.
- Nel coinvolgimento di Mario Merola pare che avesse avuto un ruolo rilevante Lucio Fulci. il produttore Ugo Tucci si era rivolto a lui, che in quel momento stava dirigendo Merola nell'adattamento televisivo di una celebre sceneggiata, Lacrime napulitane, perché convincesse l'attore, che recalcitrava, a prendere parte al film di Lenzi.
- Questo è il quarto, dei quattro film, in cui Mario Merola è doppiato. In questo film come negli altri 3 è doppiato da Giuseppe Rinaldi.
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