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Milano: il clan dei calabresi

Milano: il clan dei calabresi (1974)





Milano: il clan dei calabresi è un film del 1974 diretto da Giorgio Stegani, interpretato da Antonio Sabato, Silvia Monti e Pier Paolo Capponi.

Trama 

Paolo Mancuso è un calabrese emigrato al nord, che ha fatto fortuna ed è ora un potente boss della mafia, legato principalmente al racket della prostituzione. Da qualche tempo però la mafia è infastidita da alcuni nuovi arrivati calabresi, che non rispettano le zone, e la banda di Mancuso è spesso costretta a pestarne alcuni. Mancuso cerca di trovare una soluzione al problema assieme ai boss Dario e Maraschi. Mancuso ha anche un'amante, Laura, apparentemente proprietaria di una boutique, che altro non è che una casa di tolleranza.
Una notte Mancuso, mentre è alla guida dell'auto di Laura, viene inseguito da tre mafiosi in motocicletta. La macchina di Laura si ribalta ed esplode, mentre Mancuso, per sfuggire ai tre, si rifugia in un laboratorio scientifico riuscendo a uccidere uno dei mafiosi. Lì però viene morso da una cavia. Uscito dal laboratorio telefona subito a Laura dicendole che qualora arrivasse la polizia di dire che la macchina le doveva essere stata rubata mentre dormiva.
Gli uomini di Mancuso hanno nel frattempo già identificato un altro mafioso, è un calabrese. Lo catturano.
Nel frattempo la polizia sta indagando sull'incidente, e il Commissario, parlando con uno scienziato, viene a sapere che la cavia era la portatrice di un virus potentissimo in grado di scatenare un'epidemia, rimangono solo diciotto ore per ritrovare Mancuso.
Il boss e i suoi uomini intanto torturano il calabrese, che confessa che i mandanti sono proprio Dario e Maraschi.
La polizia indaga, e dopo aver portato in centrale alcune prostitute il Commissario ordina ad un travestito suo confidente di scoprire qualcosa e di informarlo al più presto.
La mattina la notizia della cavia viene data su tutti i giornali, Mancuso la sente per radio. Al ritorno a casa scopre che tutti i suoi uomini lo hanno abbandonato, per passare dalla parte di Dario e di Maraschi. Rimasto solo, pur di non andare alla polizia, corrompe un suo amico medico incaricandolo di trovare il siero per curarlo prima che scada il periodo di incubazione del virus.
Il Commissario intanto interrogando Laura comincia ad avere i primi sospetti su Mancuso.
Mancuso torna dal suo amico dottore, che lo ha però tradito, facendo in modo che i suoi ex scagnozzi gli tendessero un agguato. Mancuso, dopo aver tolto di mezzo il suo amico dottore, esce dallo studio senza che i suoi ex uomini se ne accorgano e si reca da Laura. Anche lei lo tradisce telefonando Dario, Mancuso accortosi la uccide strangolandola e cosi diventa un killer.
Il travestito ha intanto scoperto la colpevolezza di Mancuso, e ha rivelato tutto al commissario.
Mancuso, disperato telefona come ultima speranza alla ex moglie Lidia, e, incontrandola, le chiede di aiutarlo. Deve cercare a Varese il dottor Marzorati, e deve portarlo dal Merenda, un calabrese che abita in una baraccopoli a sua volta abitata da altri meridionali. Dopo aver incontrato la moglie si reca da uno sfasciacarrozze per prendere una macchina, ma lì viene raggiunto dai suoi ex scagnozzi. Mancuso li uccide tutti, ma risparmia Pino, uno dei suoi più fedeli, in quanto non era sua intenzione tradirlo, ma era obbligato. Mancuso si reca poi alla casa di Maraschi, dove si trovano anche Dario e Gino, il capo dei suoi ex scagnozzi. Li uccide tutti e tre.
Lidia viene nel frattempo fermata dal commissario, ed è costretta a raccontare tutto. Mancuso ha raggiunto intanto la baracca del Merenda. Questi si rifiuta di aiutarlo, rinfacciandogli il fatto di non averlo mai aiutato quando lui ne aveva bisogno, e di averlo sempre trattato come il nulla per uccidere Laura e il suo amico dottore. Mancuso, infuriato cerca di aggredirlo, ma il Merenda grida aiuto e scappato fuori dalla baracca, rivela urlando agli altri abitanti della baraccopoli che è lui "l'appestato". A quel punto Mancuso viene inseguito da tutti gli abitanti della baraccopoli, ma quando si trova oramai spalle al muro, viene lapidato. A quel punto arriva la polizia, ma Mancuso è già morto.

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