Sicilia, vigilia del voto con l'ombra della mafia
Nuove accuse a Raffaele Lombardo. Per un suo ex assessore, avrebbe favorito la mafia frenando la riforma delle Asi. Nell'affaire anche un politico di lungo corso, Mangialasagna.
Agli albori, avevamo definito "la più sporca della storia della Sicilia" la campagna elettorale che sta portando l'Isola al rinnovo del parlamento regionale e all'elezione del nuovo Presidente della Regione. Diversi passaggi ci hanno confermato questo giudizio netto, non solo per provocazione. In ultimo accade che un ex assessore del presidente uscente, Raffaele Lombardo, dopo la rottura faccia valutazioni tanto pesanti da essere chiamato dai magistrati per chiarire le ragioni di accuse che disegnano su Lombardo e amici la pesante ombra del "fattore M", la mafia. L'ex assessore, Marco Venturi è stato convocato dai pm di Catania. A loro avrebbe raccontato di aver incontrato degli ostacoli quando, nel tentativo di riformare le Asi, ha cercato di contrastare gli uomini di Vincenzo Lo Giudice.
Arrestato nel marzo del 2004 per associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta «Alta mafia», secondo l'accusa Lo Giudice, tra le altre cose, avrebbe affidato terreni confiscati alla mafia ad una cooperativa gestita dallo stessa "famiglia" a cui erano appartenuti.
Altre accuse a lui contestate: corruzione, riciclaggio e turbativa d'asta. Un tipino, non c'è che dire. Quando lo arrestarono, sotto il pavimento di casa gli trovarono 500 milioni di lire, gli spiccioli di un patrimonio in parte sequestrato. Nel 2008 è stato condannato in primo grado a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Pena in appello ridotta a 11 anni e 4 mesi. Nell'aprile 2009 è stato condannato, in un altro processo, a 2 anni e 8 mesi per concussione per aver preteso e intascato una tangente di 40 milioni di lire. Ecco perché "Mangialasa".
Ma torniamo al racconto dell'ex assessore della giunta Lombardo che avrebbe come epicentro la provincia di Agrigento. E Lo Giudice ha il suo"regno" a Canicattì, grosso e ricco centro dell'agrigentino. E'qui che si sarebbe determinato un patto di resistenza al cambiamento stipulato tra mafia e politica. E come sponda politica - ecco l'accusa di Venturi - ci sarebbe stato proprio il leader dell'Mpa. Le nuove ombre su Lombardo, impegnato in campagna elettorale al fianco del figlio, che ha preso il testimone offertogli da papà Raffaele, arrivano alla vigilia della nuova udienza del processo a carico del governatore.
Cosa avrebbe raccontato Marco Venturi? In sintesi, che la mafia, assecondata dalla leadership autonomista, gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote, fermandolo nella rimozione dei famelici interessi che giostravano attorno ai milioni delle Asi. Accusa pesante, che ha spinto Lombardo a portare Venturi davanti ad un magistrato. Intanto, davanti al magistrato ci dovrà certamente andare Lombardo, alle prese con la difficile discolpa da accuse che lo avvicinano a uomini etichettati come Cosa Nostra.
A maggio, durante un'udienza infuocata, il maggiore del Ros, Arcidiacono ha fornito un riscontro alle dichiarazioni del pentito Maurizio Di Gati che aveva parlato dell'ordine di "appoggiare il Movimento per l'Autonomia di Lombardo.In questo partito era transitato il figlio di Lo Giudice Calogero. L'unico che poteva dare queste indicazioni era Bernardo Provenzano". Il maggiore del Ros ha individuato il possibile collegamento tra Vincenzo Lo Giudice, padre di Calogero, e l'Mpa: Luigi Cilia, già assessore di Vincenzo Lo Giudice e suo uomo di fiducia, candidato nel 2006 al consiglio comunale di Canicattì con una lista civica vicina all'Mpa.
Quando Maurizio Di Gati non era stato ancora arrestato, Cilia era già vicino all'Mpa. "Nel 2006 Luigi Cilia - ha infatti ricordato Arcidiacono - viene eletto come consigliere comunale con un sindaco dell'Mpa. Dal 2006 al 2010 Cilia ha rivestito il grado di membro del comitato provinciale dell'Mpa". Lombardo ha già respinto, e torna a respingere queste accuse, e mette in discussione la ricostruzione e la stessa attendibilità di Di Gati.
Come vigilia del voto, non c'è male.
Chi è Lo Giudice? Parlamentare regionale dal 1991 al 2004 in Sicilia è universalmente
conosciuto come "Mangialasagna", con un chiaro riferimento alla "voracità" del politico, che
prima fu nel PSDI, poi per nel Ccd divenuto Udc. In un governo è stato assessore al
Territorio, settore col quale dovevano fare i conti quanti si dedicavano anima e soldi allo
"sviluppo edilizio" di piccole e grandi città, nonché a quelle opere spacciate per tutela del
territorio e che il territorio hanno devastato, con uno spreco incalcolabile di soldi pubblici.
Arrestato nel marzo del 2004 per associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta «Alta mafia», secondo l'accusa Lo Giudice, tra le altre cose, avrebbe affidato terreni confiscati alla mafia ad una cooperativa gestita dallo stessa "famiglia" a cui erano appartenuti.
Altre accuse a lui contestate: corruzione, riciclaggio e turbativa d'asta. Un tipino, non c'è che dire. Quando lo arrestarono, sotto il pavimento di casa gli trovarono 500 milioni di lire, gli spiccioli di un patrimonio in parte sequestrato. Nel 2008 è stato condannato in primo grado a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Pena in appello ridotta a 11 anni e 4 mesi. Nell'aprile 2009 è stato condannato, in un altro processo, a 2 anni e 8 mesi per concussione per aver preteso e intascato una tangente di 40 milioni di lire. Ecco perché "Mangialasa".
Ma torniamo al racconto dell'ex assessore della giunta Lombardo che avrebbe come epicentro la provincia di Agrigento. E Lo Giudice ha il suo"regno" a Canicattì, grosso e ricco centro dell'agrigentino. E'qui che si sarebbe determinato un patto di resistenza al cambiamento stipulato tra mafia e politica. E come sponda politica - ecco l'accusa di Venturi - ci sarebbe stato proprio il leader dell'Mpa. Le nuove ombre su Lombardo, impegnato in campagna elettorale al fianco del figlio, che ha preso il testimone offertogli da papà Raffaele, arrivano alla vigilia della nuova udienza del processo a carico del governatore.
Cosa avrebbe raccontato Marco Venturi? In sintesi, che la mafia, assecondata dalla leadership autonomista, gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote, fermandolo nella rimozione dei famelici interessi che giostravano attorno ai milioni delle Asi. Accusa pesante, che ha spinto Lombardo a portare Venturi davanti ad un magistrato. Intanto, davanti al magistrato ci dovrà certamente andare Lombardo, alle prese con la difficile discolpa da accuse che lo avvicinano a uomini etichettati come Cosa Nostra.
A maggio, durante un'udienza infuocata, il maggiore del Ros, Arcidiacono ha fornito un riscontro alle dichiarazioni del pentito Maurizio Di Gati che aveva parlato dell'ordine di "appoggiare il Movimento per l'Autonomia di Lombardo.In questo partito era transitato il figlio di Lo Giudice Calogero. L'unico che poteva dare queste indicazioni era Bernardo Provenzano". Il maggiore del Ros ha individuato il possibile collegamento tra Vincenzo Lo Giudice, padre di Calogero, e l'Mpa: Luigi Cilia, già assessore di Vincenzo Lo Giudice e suo uomo di fiducia, candidato nel 2006 al consiglio comunale di Canicattì con una lista civica vicina all'Mpa.
Quando Maurizio Di Gati non era stato ancora arrestato, Cilia era già vicino all'Mpa. "Nel 2006 Luigi Cilia - ha infatti ricordato Arcidiacono - viene eletto come consigliere comunale con un sindaco dell'Mpa. Dal 2006 al 2010 Cilia ha rivestito il grado di membro del comitato provinciale dell'Mpa". Lombardo ha già respinto, e torna a respingere queste accuse, e mette in discussione la ricostruzione e la stessa attendibilità di Di Gati.
Come vigilia del voto, non c'è male.
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