PALERMO - Il suo racconto era stato definito "inverosimile"
dall'accusa. Non lo avrà ritenuto tale il Tribunale del Riesame che ha
annullato l'arresto e scarcerato Guido Ferrante, poliziotto del Reparto mobile,
finito alcune settimane fa agli arresti domiciliari. È indagato per
favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Non si conoscono ancora le motivazioni
della scarcerazione decisa nonostante ci fosse il parere negativo dei pubblici
ministeri. Che potrebbero decidere di fare ricorso in Cassazione. Intanto
Ferrante, difeso dall'avvocato Luca Benedetto Inzerillo, è tornato in libertà.
Il suo nome era saltato fuori nella vicenda della richiesta
estorsiva ai danni di Salvo Albicocco, titolare di una pasticceria in corso
Calatafimi. Il commerciante, dopo avere ricevuto nel 2010 la visita degli
uomini del racket, incontrò per strada Ferrante, che, secondo l'accusa,
dimostrava di conoscere bene le dinamiche criminali della zona. “Tu strada non
te ne sei fatta? Penso di sì - diceva Ferrante al pasticciere - è uscito fuori
binario. Non si sta salvando nemmeno Gesù Cristo in questa zona...”.
Ferrante avrebbe messo in guardia Albicocco dalla figura di
Giuseppe Zizo, che alcuni mesi dopo sarebbe stato arrestato: “Salvi… io dico
ma… vedi con chi devi parlare, perché io… purtroppo sai quale sono le cose
della vita Salvi? Con questa gente attualmente uno ha solo da perdere; hai
capito? Io te lo dico, te lo dico - proseguiva - perché ti rispetto come un
fratello… uno a solo da perdere con questa gente qua. Fatti la strada… vedi che
minchia vuole…”.
Nel corso dell'interrogatorio, il poliziotto si era difeso,
sostenendo di avere dato un consiglio disinteressato ad un amico che conosce da
15 anni e che lo avrebbe frainteso.
Altro passaggio che i pm contestavano a Ferrante riguardava
i rapporti con Michele Armanno, arrestato con l'accusa di essere il reggente
del mandamento di Pagliarelli. I due, assieme a Maurizio Lareddola, considerato
il braccio destro di Armanno, condividerebbero affari nella compravendita di
macchine usate. I tre sono stati intercettati. Ferrante si rivolgeva ad Armano
chiamandolo “zio Michele”, lo salutava con il bacio, e gli avrebbe riconosciuto
l'autorità di autorizzare l'apertura di nuove attività commerciali in zona.
I pm hanno pure contestato al poliziotto, mai impegnato in
inchieste antimafia, di non avere denunciato che Zizo, o chi per lui, stesse
chiedendo il pizzo ad Albicocco. Ferrante si è giustificato sostenendo che, se
lo avesse fatto, avrebbe sconfinato il suo ruolo che non prevede compiti di
polizia giudiziaria. Il Riesame potrebbe avergli dato ragione su questo punto.
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