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La Famiglia

Famiglia

Per famiglia mafiosa, detta anche "cosca." ci si riferisce all'organizzazione base di Cosa Nostra, che opera in ogni paese e città della Sicilia, ed anche in altre nazioni d'Europa e del mondo. In ogni paese della Sicilia vi è una "famiglia", che può variare a seconda della grandezza da un minimo di 20 fino ad un centinaio di "uomini d'onore". Diverso è invece nelle grandi città come Palermo, Catania, Messina, Siracusa, Gela, il quale si trovano molte più "famiglie", corrispondenti ad ogni "borgata" della città. La "famiglia" adopera una gerarchia piramidale paramilitare, molto simile alla gerarchia delle antiche legioni romane.


Struttura

Capofamiglia

La struttura della famiglia è così composta: al vertice dell'intera "famiglia" si trova il "capo famiglia", detto anche "boss" o "rappresentante". Egli non risponde a nessuno se non alla commissione, ovvero al "tribunale" amministrativo dei mafiosi, ed al "capo della provincia". Decide la linea di condotta degli affari, e senza il suo ordine o consenso nessun membro può attuare azioni delittuose.

Vicecapo

Sotto il capo famiglia, si trova il "vicecapo", o detto anche "sottocapo", ovvero in ordine gerarchico il numero "2" dell'intera "cosca". Il ruolo del vice può somigliare a quello di un intermediario, ma è molto spesso associato anche al comando di un'operazione che non richiede l'intervento diretto del boss. Il vice in assenza del Boss diviene automaticamente il reggente dell'intera cosca. Il vice può impartire ordini ai capidecina.

Consigliere

Il braccio destro del capo famiglia è sicuramente il "consigliere", ovvero colui che aiuta il capofamiglia a decidere cosa fare nelle situazioni più delicate, anche se talvolta i consiglieri sono da un minimo di uno ad un massimo di tre, a seconda delle dimensioni della "famiglia". Solitamente il "consigliere" si occupa della contabilità finanziaria dell'organizzazione, e di essere il tramite tra il "boss" ed i "capidecina". In linea gerarchica è il numero "3" della "cosca"

Capodecina

Il "capodecina" è il pilastro della "famiglia", ovvero colui che ha il rapporto primario con i propri "soldati", al quale comanda ogni genere di ordine impartito dal capofamiglia, o come già detto dal vice o dal consigliere. I capidecina variano a seconda delle dimensioni e della grandezza della "famiglia". Possono essere da un minimo di due ad un massimo di quindici. I capidecina conducono le operazioni, ed ordinano agli uomini sotto il loro comando gli ordini da eseguire. Ogni "capodecina" è a capo di un numero di "uomini d'onore" chiamati comunemente "soldati" che variano da un minimo di 5 ad un massimo di 20, sempre a seconda delle dimensioni della cosca. Questi gruppi sono chiamati "decine".

Soldato

Il "soldato" è un "uomo d'onore" che è sotto il comando di un capodecina, e risponde direttamente ai suoi ordini. Il soldato si occupa di svolgere le attività che gli impartisce il suo diretto superiore che possono essere: dall'esecuzione di omicidi, al traffico di droga, alle operazioni di usura, al riciclaggio di denaro sporco, al racket delle estorsioni. Ogni "soldato" può avere sotto il suo comando uno o più aspiranti mafiosi per fare il lavoro sporco solitamente chiamati "avvicinati".

Avvicinato

Sotto i soldati, l'organo iniziale della famiglia è l'"avvicinato", o "associato", meglio noto come "picciotto", dal dialetto di Palermo, corrispondente a ragazzo. Il picciotto esegue la maggior parte dei lavori di scarso conto, come l'estorsione, il contrabbando, e la riscossione dei soldi del racket, il trasporto di armi da un covo all'altro, il furto di automobili e moto per compiere gli omicidi.

Sotto l'associato vi è il sostenitore, un ruolo non riconosciuto come facente parte della famiglia, ma più vicino ad esserlo di un manovale, ovvero di un mafioso che si dedica ai furtarelli ed all'accompagnamento di qualche mafioso più alto di carica. Il manovale molto spesso è associato alla figura del non italiano (soprattutto negli Stati Uniti), cioè, in tal caso, un uomo che non sarà mai parte della famiglia.

Le "famiglie" siciliane

Le famiglie mafiose nacquero nei primi del Novecento, nei centri minori della Sicilia, in particolare a Castellammare del Golfo, con le famiglie Buccellato e Magaddino. Negli anni sosrsero ad Alcamo la famiglia Rimi, a Trapani la famigliaMinore. Nel palermitano i corleonesi, insediati a Corleone, e nell'agrigentino i Cuntrera-Caruana di Siculiana.

Stati Uniti

La famiglia statunitense era molto più che un clan, come era considerata in Italia, tanto che le città furono organizzate per una famiglia dominante, mentre a New York, le famiglie furono divise in cinque famiglie: la famiglia Bonanno, lafamiglia Colombo, la famiglia Gambino, la famiglia Genovese e la famiglia Lucchese.

Negli Stati Uniti inoltre si sono venute a formare subito organizzazioni di gangster non italiane d'origine, che comunque prendono tutto (eccetto l'appartenenza all'Italia) da quelle mafiose italoamericane.

Le famiglie nella cultura popolaNella cultura popolare ci sono vari riferimenti a questa organizzazione di mafiosi, infatti lo spopolare dei film polizieschi negli anni trenta e negli anni settanta/anni ottanta, ha fatto comprendere meglio la struttura delle cosche alla gente, grazie anche a romanzi che hanno lasciato il segno, tra questi si ricordino Il padrino di Mario Puzo, che idealizza una New York, con le cinque famiglie originali romanzate, e che ha il pregio di regalare le strutture di tutte le cinque famiglie, anche se con personaggi di finzione.

Altri romanzi del genere sono Il delitto paga bene di Nicholas Pileggi, che narra le vicende di Henry Hill, apparso anche al cinema nel film Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese, ed infine, sempre di Mario Puzo, L'ultimo padrino, un romanzo che questa volta narra in maniera meno esauriente le vicende della famiglia concentrandosi sui personaggi.

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