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il boss faceva lezioni di mafia

 

Palermo, il boss faceva lezioni di mafia al giovane esattore del racket: "Si devono spaventare loro, non noi"


«Quello ci sta andando a gradazione», dicevano i picciotti: Giancarlo Seidita aveva dato disposizioni di avviare una nuova campagna di estorsioni nella zona della Noce. «Uno, due, tre, fino a quando tutte cose sono belle arrisittate». Dall’ambulante fino al commerciante più grande. Ma, a sorpresa, il nuovo boss aveva detto di non disturbare il titolare di una grossa concessionaria di auto. E questo gli esattori del pizzo non lo capivano proprio.

Le intercettazioni della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile raccontano com’è cambiato il “lavoro” dell’esattore mafioso: qualcuno aveva anche timore di esporsi, temeva di essere arrestato. «Tu devi fare come sto facendo io - diceva un mafioso - se ti portano i soldi per farglieli avere te li prendi, se non ti portano niente... non cercare a nessuno, non fare più niente. A me non interessa più niente, compà». Ma le direttive che Giancarlo Seidita aveva dato dicevano invece che gli esattori del pizzo dovevano scendere in campo in maniera più decisa. Soprattutto per una ragione: rimpinguare le casse dell’organizzazione, che deve occuparsi dell’assistenza di molte famiglie di detenuti. «Quella si è andata a lamentare?», dicevano della moglie di un picciotto del clan. «Da quando si sono portati Mimmo non gli è arrivato un euro». C’erano stati pesanti “disservizi”. Anche altri familiari di mafiosi in carcere si lamentavano.

Il clan provava a far fronte alle esigenze della cosca anche con l’intensificazione del business delle scommesse on line. Ma Seidita puntava comunque sulle estorsioni a tappeto nel quartiere. Sono una decina gli episodi registrati dagli investigatori. Nessun operatore economico ha denunciato, e adesso le vittime saranno chiamate alla squadra mobile. Se non ammetteranno il ricatto dei boss, finiranno sotto inchiesta per favoreggiamento. Proprio come accaduto ai quaranta commercianti di Brancaccio, che hanno negato anche l’evidenza delle intercettazioni.

Era davvero una nuova campagna del racket. «Tu ci avvicini e gli dici... se c’è la cosa gliela può sistemare». Il vecchio boss spiegava al più giovane come muoversi. «Senza troppe polemiche». Ficarra non usava mezzi termini con i suoi picciotti: «Si devono spaventare loro, non noi. Ci devono pensare due volte. Vacci pesante». Le parole di Ficarra erano delle vere e proprie lezioni di racket.

Un giorno, in via Lancia di Brolo, i mafiosi si accorsero di un nuovo cantiere per la ristrutturazione di un edificio: «Hai domandato il permesso? - chiesero al titolare della ditta - che ti pare come funziona?». E anche quell’imprenditore si mise in regola senza protestare.

Fonte: larepubblica.it

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