Stato-mafia: la verita' di Riina, "il papello, le stragi e i servizi..."
(AGI) - Palermo, 1 lug. - Il pentito Giovanni Brusca, il primo a parlare del 'papello', "non ha fatto tutto da solo, c'e' la mano dei servizi segreti. La stessa cosa vale anche per l'agenda rossa. Ha visto cosa hanno fatto? Perche' non vanno da quello che aveva in mano la borsa e si fanno consegnare la l'agenda? In via D'Amelio c'erano i servizi".
Toto' Riina parla e in una pausa del processo per la trattativa Stato-mafia del 31 maggio scorso, parlando con gli agenti di custodia del Gom che sovrintendevano al suo collegamento in videoconferenza con la Corte di Assise di Palermo, getta una luce nuova e inquietante sulel stragi del '92. Le affermazioni del capomafia sono contenute in una relazione presentata dagli agenti e depositata oggi dai Pm in udienza.
I due agenti del Gom sono stati interrogati il 6 giugno scorso dalla Procura e hanno entrambi confermato il contenuto delle dichiarazioni di Riina riportate nella loro relazione.
"Io -ha detto ancora Riina- sono stato 25 anni latitante in campagna senza che nessuno mi cercasse. Com'e' possibile che sono responsabile di tutte queste cose?".
Il capomafia corleonese ha sostenuto che "la vera mafia sono i magistrati e i politici che si sono coperti tra di loro. Loro scaricano ogni responsabilita' sui mafiosi. La mafia -ha proseguito- quando inizia una cosa la porta a termine. Io sto bene. Mi sento cartico e riesco a vedere oltre queste mura".
IO ANDREOTTIANO DA SEMPRE, ERA UN GALANTUOMO
"Appuntato, lei mi vede che possa baciare Andreotti? Le posso dire che era un galantuomo e che io sono stato dell'area andreottiana da sempre" ha aggiunto il boss corleonese. Ai suoi custodi Riina ha detto pure: "Appuntato, ha visto? Sono ancora un orologio svizzero, anche se mi sono fatto vecchio".
DIRETTORE OPERA, LOQUACITA' RIINA SEGNALE ANOMALO
"Le ripetute e ravvicinate affermazioni del Riina su vicende processuali o fatti che lo ruiguardano (come l'arresto) appaiono anomale rispetto a un atteggiamento che da sempre lo ha contraddistinto, di 'riservatezza' nell'approccio con gli operatori tutti" scrive Giacinto Siciliano, direttore del carcere di Opera dove e' detenuto il capomafia corleonese Toto' Riina. Per Siciliano, la "loquacita'" di Riina "potrebbe avere un preciso significato quanto essere riconducibile a un deterioramento cognitivo legato all'eta'".
"Dopo le affermazioni nel corso dell'ultimo colloquio, che hanno dato la senzazione di vole arrivare 'oltre' -scrive ancora il direttore del carcere milanese- si registra un'improvvisa loquacita' su fatti anche delicati. Loquacita' che potrebbe avere un preciso significato quanto essere riconducibile a un deterioramento cognitivo legato all'eta' che, al momento non segnalato, dovrebbe essere veriricato. Si e' sensibilizzato il personale tutto -riferisce Siciliano- e contestualmente anche quallo sanitario al fine di proseguire il monitoraggio costante evidenziando eventuali anomalie e situazioni significative".
RIINA: LA TRATTAVIVA? SONO VENUTI A CERCARMI LORO...
"Io non cercavo nessuno, erano loro che cercavano me" ha detto Riina. "A me mi ha fatto arrestare Provenzano e Ciancimino, non come dicono i carabinieri", ha detto ancora Riina, che ha sostenuito: "Di questo papello non sono niente, mai visto". "Io glielo dicevo sempre a Binu di non mettersi con Ciancimino", ha affermato ancora Riina, riferendosi a Bernardo Provenzano e all'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino.
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